InOnda Novità


Botrugno: Presentazione del libro “Il bambino nascosto a Roma”

da 15 Luglio 2021Cultura0 commenti

Per acquistare il libro: https://amzn.to/2UNP0fm

Per approfondire la storia: https://fb.watch/v/2DoTV1ayH/

Tante emozioni davvero forti e grande commozione nel ricordare la storia. Attilio Lattes ha affermato che non dimenticherà la serata eccezionale vissuta martedì scorso al Palazzo Marchesale di Botrugno, dove il Comune di Botrugno ha programmato la presentazione del libro “Il bambino nascosto a Roma” a cura di Donato Maglio (Congedo Editore) ed il conferimento della cittadinanza onoraria ad Attilio Lattes (79 anni da festeggiare il prossimo 15 settembre), che si salvò dal rastrellamento del Ghetto ebraico di Roma del 16 ottobre 1943.

Il protagonista dell’evento ha raccontato la sua storia: “Ad avvertirci è stata una telefonata di mio zio, alle ore 5,30 del mattino del 16 ottobre del ’43. Abitavamo a viale Angelico, angolo viale Mazzini, dalla sorella di mia madre. Non avevamo un’abitazione fissa durante quel periodo e abbiamo cambiato spesso appartamento. Non avevamo grandi disponibilità e, dunque, ad un certo punto siamo andati ad abitare lì. Mio padre era uscito dal carcere di Regina Coeli quattro giorni prima. Era maresciallo dell’aeronautica, ma tornato dalla guerra di Spagna fu contattato per comunicargli che non poteva più far parte del regio esercito italiano. Lui precisò di essere solo di religione ebraica, non di razza, ma per loro era la stessa cosa, per cui lo hanno sbattuto fuori. A quel punto, avendo già programmato di sposare mia madre ed essendo nato un figlio, aprì assieme al fratello e a due futuri cognati un ufficio in cui vendeva bigiotteria e faceva borsa nera, perché doveva dare da mangiare a moglie e figlio. Così lo arrestarono. Rimase in carcere una settimana e il 12 ottobre venne rilasciato. Così la mattina del 16 eravamo tutti e tre insieme. Mio zio ci avvertì che i tedeschi sarebbero arrivati a fare razzia e la fecero in tutta Roma, non solamente nel Ghetto. Iniziammo a prepararci, mia zia, con quattro figli e il marito, riuscì a scendere molto prima di noi. Il portiere li fece uscire e così andarono verso via Brofferio e poi verso piazza Clodio. Io ero piccolo e avrò fatto perdere del tempo, così scendemmo troppo tardi: il portiere ci disse che i tedeschi erano già a via delle Milizie, a 100 metri da lì”. Lattes ricorda ciò che gli ha raccontato il padre a distanza di anni. “Il portiere ci disse di scendere due rampe di scale e poi, in un una specie di sottoscala, trovammo un bugigattolo. Ci disse che lì dentro qualcuno ci avrebbe dato una mano e così in effetti fu. Dentro c’era un uomo che disse a mio padre di mettermi una mano sulla bocca e di stare zitti e seduti per terra, nel massimo silenzio. I tedeschi arrivarono dopo poco: due si posizionarono sul portone, altri due, insieme a una camicia nera, salirono al quarto piano, dove noi vivevamo in quel momento. Chiesero ai vicini della famiglia di mia zia, perché non sapevano che c’eravamo anche noi, e i vicini fortunatamente dissero che era molto tempo che non vedevano nessuno. I tedeschi sfondarono dunque la porta dell’appartamento, razziando un sacco di roba, e nel frattempo il portiere scese da noi, bussando alla porta. Era il segnale che dovevamo lasciare il rifugio. Quel signore disse a mio padre di prendermi in braccio e di seguirlo. Lui non capiva come uscire, così ci indicò un grande poster della razza attaccato al muro, che raffigurava Hitler in grande, Mussolini leggermente arretrato e davanti un serpente con il viso di un ebreo mentre Hitler lo calpestava. Dietro questo poster c’era un grosso buco, che portava alle fogne”. Attilio Lattes racconta con passione, emozione e commozione. “Un po’ carponi e un po’ strisciando tra le fogne di Roma, arrivammo in circa 40 minuti a piazza Clodio. Lì questo signore si fermò, dando un colpo per far saltare il coperchio di un tombino. A quel punto uscimmo fuori e ci rifugiammo dentro Monte Mario, in mezzo alle frasche e agli alberi. E rimanemmo tutto il giorno di sabato e tutta la notte lì, mangiando ghiande tritate. Fu una notte molto pesante. Domenica mattina mio padre, con molta circospezione, si affacciò fuori e vedendo che le cose erano ormai tranquille ci fece uscire. Andammo così a casa di una famiglia di cui non ricordo il nome, amici di mio padre, e lì rimanemmo per tre o quattro giorni prima di cambiare ancora una volta appartamento”.

Il programma della serata ha registrato i saluti istituzionali del sindaco di Botrugno Silvano Macculi; del Prefetto di Lecce Maria Rosa Trio; di sua Eccellenza Monsignor Donato Negro, arcivescovo di Otranto e presidente della Conferenza Episcopale Pugliese; del Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni; del Rabbino di Napoli Ariel Finzi; di Ruth Dureghello, presidente Comunità Ebraica di Roma. All’evento hanno partecipato anche rappresentanti delle istituzioni civili, militari e religiose.

L’incontro ha registrato la presentazione del libro “Il bambino nascosto a Roma”. Il conduttore della serata Bruno Viceconte ha anche dialogato con l’autore Donato Maglie e con il protagonista del libro Attilio Lattes. Poi vi è stato il conferimento della cittadinanza onoraria da parte del sindaco di Botrugno Silvano Macculi al signor Attilio Lattes, alla presenza dei sindaci dei Comuni del Salento centrale.

Ecco il testo dell’atto del conferimento della cittadinanza onoraria.

“La Comunità è un luogo fatto di appartenenze, di storie personali che si intrecciano per casi fortuiti, a volte anche per scelta. Quando una comunità apre le proprie braccia all’altro, si compie la sapienza del fratello che accoglie il fratello, la grandezza dell’amico che stringe a sé l’amico – ha letto il sindaco Silvano Macculi -. Così Botrugno accoglie Attilio Lattes come un nuovo fratello, come un amico, come un suo concittadino, conferendo la Cittadinanza Onoraria quale valore simbolico dell’abbraccio e dell’accoglienza non solo dell’uomo generoso che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare, ma anche alla Storia che Egli rappresenta. La sua “piccola” storia personale pe noi diviene simbolo di un mondo che non vogliamo dimenticare. Accogliamo in lui il miracolo della salvezza che, sfuggendo alla morte, è divenuta vivida memoria e testimonianza per continuare a raccontare i tragici avvenimento che gli sono accaduti dando voce alla Sua testimonianza e a chi non c’è più. Il conferimento della cittadinanza onoraria ad Attilio è condiviso anche dai Sindaci del Salento centrale e diviene un atto di riconoscimento e di amicizia alla Comunità Ebraica”.

Leggi anche:

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pin It on Pinterest